Ci è sempre piaciuto dire la nostra sui miti veri e falsi della cucina
"In ogni casa c’è un laboratorio fantastico e ben mimetizzato, perché lì non ci sono alambicchi e provette, ma pentole e fornelli!
La cucina è una scienza a tutti gli effetti: i composti di base vengono uniti ed amalgamati nei modi più vari, concentrati o diluiti, raffreddati o scaldati in base alla reazione chimica che si vuole ottenere, si può correggere l’acidità e regolare il sale, utilizzando la chimica e la fisica per esaltare tutte le proprietà nutrizionali degli alimenti con ricette saporite, gustose e anche belle da vedere."
Elemento chimico con numero atomico 79, l’oro è da sempre un metallo molto amato e conosciuto dall’uomo, utilizzato già nella preistoria per la realizzazione di manufatti e gioielli e citato nei testi Egizi a partire dal 3000 A.C.. E’ ricordato nel Vangelo di Matteo come uno dei doni che Gesù Bambino ha ricevuto dai Magi ed è stato protagonista delle memorabili corse (all’oro appunto) del XIX secolo.
Non più sfruttato solo per la realizzazione di collane e ornamenti, l’oro oggi è stato riscoperto anche per la preparazione di piatti e cocktail, con le portate delle grandi occasioni spesso arricchite da foglie e pagliuzze che danno lustro e prestigio alle creazioni di cibi e cocktail particolari.
L’oro come alimento non è una moda degli anni duemila, ma è un ever green della storia dell’uomo: è giunto in Europa nel medioevo quando era utilizzato esclusivamente per la decorazione di pietanze nelle corti dei nobili italiani, con numerose testimonianze nei libri dell’epoca. Galeazzo Visconti nel 1386, in occasione delle nozze della figlia Violante, deliziò i suoi ospiti con storioni, carpe, anatre, quaglie e pernici tutte ricoperte da una sottilissima foglia d’oro. A Venezia nel 1561, in occasione di una festa in onore del principe di Bisignano, furono serviti il pane e le ostriche ricoperti di foglia oro. Nella stessa città le monache del Convento di Santa Maria Celeste impastavano con oro alimentare i bussolai, biscotti tipici della tradizione veneta.
L’oro alimentare era così utilizzato nel ‘500 che il consiglio cittadino di Padova decise di limitarne l’utilizzo, stabilendo che nei pranzi nuziali non si potessero servire più di due portate condite con foglie auree. La “febbre dell’oro” non era solo una mania italiana, ma arricchiva i banchetti anche alla corte di Elisabetta I: in Inghilterra infatti arance, melograni, datteri, fichi e persino gli acini dell’uva erano ricoperti da polvere d’oro.
I nativi americani facevano grande uso di oro perché lo consideravano un mezzo ultraterreno capace di far lievitare le persone. Già nel XV secolo gli alchimisti preparavano medicinali utilizzando l’oro alimentare, che era considerato un toccasana per ogni malattia. Nel XVI secolo per proteggersi dalle malattie cardiache si diffuse in Europa, e in particolare in Italia, la pratica di mangiare a fine pasto un confetto ricoperto di foglia d’oro. Nello stesso periodo a Milano, gli speziali aggiungevano oro per addolcire il sapore dei medicinali, contribuendo alla nascita del modo di dire “indorare la pillola”.
Il re dei metalli oggi torna sulle tavole non solo sotto forma di pietanza, ma anche di uno strumento desiderato dagli chef: la pentola rivestita in lamina d’oro, che sta diventando un vero proprio must nelle cucine di chi ama sperimentare e conoscere i nuovi materiali.
L’oro è un metallo troppo malleabile e morbido per realizzare l’intera pentola: sono disponibili però pentole con l’interno rivestito in oro, che restando a contatto con la pietanza per l’intera cottura si comporta come un antiaderente naturale che lascia perfettamente inalterati i sapori dei cibi e distribuisce al meglio il calore, con la garanzia di una cottura più omogena del cibo nel rispetto dei principi nutrizionali e del sapore.
In comune con il rame e l’argento, l’oro ha una rilevante attitudine a combattere la proliferazione di batteri nocivi: è incorruttibile, cioè non arrugginisce, è eterno, inossidabile e inalterabile, tutte caratteristiche che rendono queste padelle di lunga durata, ideali per ottenere cotture perfette di stufati, risotti, verdure brasate e filetti di pesce.
Oltre alle tante peculiarità in cottura, le pentole d’oro possono essere dei veri e propri piatti di portata per stupire i commensali con presentazioni faraoniche, trasformando così pentole e padelle un tempo bistrattate e lasciate in cucina, in vere e proprie protagoniste della tavola. Questi strumenti possono essere personalizzati anche con una dedica speciale: c’è persino chi ha voluto incastonare nella pentola pietre preziose e diamanti.
Le prime testimonianze dell’oro utilizzato come alimento risalgono al II millennio a.C. nell’antico Egitto, quando i volti degli dei, le tombe e i sarcofagi dei faraoni erano ornati d’oro e quindi veniva mangiato perché considerato un cibo sacro per ingraziarsi e avvicinarsi agli dei.
Marco Polo testimonia nel suo Il Milione che presso le civiltà dell’estremo oriente era usanza comune unire cibo e oro per attirare l’attenzione della divinità, con il Giappone buona eccezione nell’utilizzo dell’oro come ingrediente alimentare per scopi sacri, invece molto simile a quello di oggi per la decorazione di cibi e bevande.
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